A Valguarnera, la festa di San Giuseppe è la festa più importante dell’anno, addirittura più importante della festa di San Cristofero, il Santo Patrono. E’ la festa che preannuncia l’imminente avvento della primavera, lontano ricordo delle feste in onore della dea Cerere, l’antica divinità delle messi.
Per secoli paese di umili lavoratori della terra, Valguarnera sente in modo particolare questa festa di San Giuseppe, il Santo Patrono dei lavoratori. Nella ricorrenza, in antico, le famiglie benestanti accoglievano nelle loro dimore alcuni poveri del paese per servirli e sfamarli con cibi abbondanti che per loro costituivano una vera e propria benedizione.
Col tempo, la festa si è lentamente trasformata. In alcune famiglie, per sciogliere un voto, si allestiscono le caratteristiche “tavole di San Giuseppe”. Sono delle tavole a ripiani degradanti verso l’alto, ricoperti di stoffa rigorosamente bianca, dove vengono coreograficamente collocati i caratteristici pani, detti “pupi”.
Si tratta di un pane preparato in casa, dalla grande consistenza, spalmato di tuorlo d’uovo e ricoperto con semi di papavero. Questi “pupi” assumono le forme più strane : i più grandi, rotondeggianti, contengono la rappresentazione della Sacra Famiglia o del Bambino Gesù; altri ricordano la forma degli attrezzi del Santo falegname ( la sega o il martello ), la barba o la mano del Santo, ed altri ancora sono confezionati a forma di fiori.
Sui vari ripiani vengono posti, inoltre,i vassoi con i vari cibi tra i quali spiccano i cardi, il cavolfiore e il baccalà fritti, la pasta col miele, le sfincie e le crispelle di riso.
La sera della vigilia, le tavole vengono benedette e possono essere visitate da tutti. I pani e le pietanze possono essere, però, solo ammirati. Nulla deve essere toccato fino al mattino successivo!
Nel ricevere i visitatori, i padroni di casa raramente riescono a dissimulare il loro orgoglio e ricevono un mare di complimenti. Il giorno 19, di buon mattino, inizia la colazione dei Santi che normalmente sono solo tre ( San Giuseppe, la Madonna e il BambinoGesù ) ma che nelle tavole più imponenti possono raggiungere il numero di tredici, in memoria dell’Ultima Cena. La degustazione dei cibi viene preceduta dalla rituale preghiera : ” Biniditta la cena, biniditta la Maddalena, biniditti tutti quanti, Patri, Figghiu e Spiritu Santu”.
Per tradizione, si inizia con un’arancia e San Giuseppe invita il Bambino Gesù a benedire
tutti i presenti. Al termine della colazione, “i Santi” portano via parte del pane e delle pietanze e quindi il resto viene offerto ai visitatori.
In luogo delle dispendiose tavole, alcuni scelgono di sciogliere il loro voto donando alla
chiesa del Santo sacchi di frumento che vengono caricati su cavalli bardati a festa che si inerpicano sulla ripida salita che porta alla chiesa, al suono allegro della banda. Altri ancora, si limitano ad offrire al Santo le caratteristiche “‘ntorcie”, ceri di varie dimensioni ornati di carte colorate. Ed al riguardo, i più anziani ricorderanno certamente il “leggendario” Nino Amoroso che si faceva confezionare un pesantissimo cero che con grande sussiego portava per l’intero percorso con il braccio teso per mostrare tutta la sua forza.
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